PUÒ UN PAESE CEDERE IN OUTSOURCING LA SOVRANITÀ SUOI SUOI PENSIERI E LE SUE MEMORIE? Grazie a due fratelli massoni forse questo Paese è entrato nel secolo della guerra digitale. Eyepyramid, il malware che ha infettato ad opera dei due fratelli Occhionero 18 mila profili web di personaggi sensibili del nostro paese, ci ha trascinato, […]
PUÒ UN PAESE CEDERE IN OUTSOURCING LA SOVRANITÀ SUOI SUOI PENSIERI E LE SUE MEMORIE?
Grazie a due fratelli massoni forse questo Paese è entrato nel secolo della guerra digitale.
Eyepyramid, il malware che ha infettato ad opera dei due fratelli Occhionero 18 mila profili web di personaggi sensibili del nostro paese, ci ha trascinato, a nostra insaputa, sulla prima linea del conflitto moderno che sta divampando nel mondo: il controllo delle memorie.
Mentre assistevamo, fra lo scettico e il divertito, alle cronache delle incursioni di hacker nelle elezioni presidenziali americani, riuscendo, nella nostra ignoranza, a fare anche gli spiritosi su come i pifferi di montagna americani venivano suonati dagli intraprendenti ragazzotti russi e cinesi, le mail delle nostre massime autorità erano vetrine di giocattoli per bambini.
Il tema che ora è all’ordine del giorno riguarda proprio la sovranità concreta di uno Stato.
Parafrasando Max Weber, possiamo dire che oggi una comunità, sociale, istituzionale o economica, può dirsi autonoma e sovrana quando detiene il monopolio della gestione delle proprie memorie. Meglio ancora quando dispone della massima autonomia nello sviluppo e combinazione dei propri algoritmi.
Fino a ieri questa espressione – controllo dei propri algoritmi – suscitava risolini di sufficienza negli interlocutori, oggi è ammantata da un’improvvisa aura di allarme.
Quanto fino ad ora è emerso, e probabilmente siamo solo alle prime avvisaglie, nell’inchiesta sullo spionaggio digitale ci dice che il nostro paese, anche sulla rete, si offre indifeso e vulnerabile alla contesa globale.
I due fratelli massoni che hanno accumulato informazioni depredandole dalle memorie di telefonini e computer dei massimi vertici della politica e dell’economia nazionale, hanno semplicemente utilizzato un’opportunità offerta dalla mancanza di ogni senso dello Stato.
Cosa rappresenta un presidente del Consiglio che fa sfoggio di disinvoltura digitale, volteggiando fra computer , tablet e telefonini, tutti rigorosamente griffati e commerciali, privi di ogni omologazione di sicurezza, come Renzi? Rappresenta il segno di una superficialità politica, di una frivolezza culturale o improvvisazione istituzionale della persona? Sicuramente. Ma non basta.
Dietro ai comportamenti naif dell’ex premier e di molti ministri – sarei interessato a sapere quali protocolli segue il ministro dello Sport Lotti che aspirava alla delega ai servizi – si cela un gap di strategia nazionale.
In un incontro di procuratori generali della Repubblica pare che si sia parlato dei livelli di sicurezza nella gestione dei dati raccolti con le intercettazioni. Chi li garantisce? Le imprese private a cui sono appaltati? Le grandi multinazionali che forniscono le infrastrutture e il software? I professionisti che curano la manutenzione di questi data base?
Il punto è che il nostro è uno stato digitalmente in outsourcing, che si appoggia a saperi e competenze estranee e straniere. Gran parte delle memorie Cloud della P.A.è fornito da Amazon. Così ad esempio per la Rai dove la totalità dei suoi algoritmi editoriali sono d’importazione. O per il sistema bancario che si affida completamente a soggetti esterni.
Il punto è : chi sono i reali titolari e amministratori dei dati di questi soggetti, i committenti o gli esecutori dell’appalto? Più concretamente per spiare le amministrazioni pubbliche dello stato italiano non basta contendere i dati ad Amazon o a Google?
Certo che questi gruppi sono il meglio che esista sul mercato. Ma sono anche i soggetti più distinti e distanti dall’autorità dello stato Italiano. Sarebbe come affidare a consulenti esterni l’organizzazione dell’esercito o della scuola pubblica. Non ci sarebbero competenze magari anche migliori di quelle nazionali? Certo. Ma non sarebbero lo Stato italiano. Non garantirebbero la coerenza con il nostro sistema autonomo di volontà e di valori.
Da qui una certa resistenza che è emersa alla decisione del governo Renzi di affidare nell’agosto scorso la riorganizzazione digitale della pubblica amministrazione italiana ad un grande manager globale, come l’ex vice presidente di Amazon Diego Piacentini, che però ha il piccolo neo di essere ancora uno degli azionisti della stessa Amazon, il gruppo capitanato da Jeff Bezos ,che si avvia a diventare uno dei monopolisti nell’offerta di memorie cloud alle PA in tutt’Europa,dove fattura più di 13 miliardi di euro. Amazon da tre anni sta accumulando rilevanti fatturati anche in Italia , benché non vengano resi noti pubblicamente i dati. Si rintraccia qui una replica di quel famoso conflitto d’interessi che abbiamo tanto deprecato in altri campi. Nè vale la giustificazione della competenza e del prestigio.
Per dire, fino a prova contraria l’ingegner Occhionero ha grande competenza e aveva grande prestigio. Non per questo sarebbe stato opportuno affidargli la sicurezza informatica nazionale. E non perché poi abbiamo visto che fine avrebbe fatto, ma perché nessun soggetto esposto ad una logica mercantile può essere il depositario ultimo di attività strategiche di uno Stato, quali la sicurezza, o la sanità o la scuola.
Ma non è solo l’apparato statale ad essere vulnerabile e indifeso. Penso ad esempio all’intera infrastruttura della comunicazione italiana, giornali e TV. Chi ne controlla realmente il funzionamento? Pochi fornitori che assicurano le intelligenze e i server attorno a cui si ristrutturano queste imprese editoriali. E il sistema economico, con artigiani e piccole e medie imprese che si affidano a piattaforme estere per gestire i propri market place? E il sistema della formazione che ha affidato a Microsoft l’alfabetizzazione digitale nelle scuole dell’obbligo.
Come spiegano i tecnici della Cia, che non sono ancora del tutto subalterni a culture sovietiste, solo una piena autonomia nazionale nei sistemi sensibili garantisce la competitività e autonomia del sistema. A cui, la cancelliera tedesca Merkel aggiunge: solo la piena trasparenza e negoziabilità degli algoritmi intelligenti permette ad una democrazia di essere tale. Senza occhi neri.
Michele Mezza
Direttore Scientifico di Pollicina Academy. Consulente e docente multimediale presso l’Università Federico II di Napoli. Giornalista RAI in pensione.
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